Il mio lavoro nasce da unʼurgenza personale di consapevolezza, il tentativo di sentirsi ancora parte del mondo.
Un bisogno di comprensione in questo presente, la cui apparenza è così caotica e satura. La ricerca in qualche modo di un possibile senso, di un legame tra le cose, nella continua disgregazione e marginalità. Nasce dal bisogno primordiale della pittura, come strumento di conoscenza. Provare ad accostare alcuni frammenti del mondo, alla scoperta di significato.
C'è forse un punto, oltre la distruzione, dove tutto si trasforma e ricompone? Mi interessa una visione sospesa, un equilibrio leggero di vari elementi, al di là di figurativo ed astratto. Campi e insiemi aperti, in cui provare ad esprimere l'estrema fragilità del nostro tempo, cercando tuttavia di percepire una sorta di energia elementare, di intercettare un ordine invisibile, essenziale alla realtà. Al tempo stesso è presente una volontà di denuncia in senso lato, contro le continue aggressioni cui è sottoposta la vita, la Natura. A volte uso la carta come supporto primario della pittura. E' un materiale semplice e delicato, di grande versatilità e forza. Dipingere per poi rielaborare tutto. Il superamento di un'immagine finita; é specialmente lì che sono intento a cercare zone di germinazione e di rinascita.
Spesso sento il nostro mondo profondamente in bilico. Credo ci sia una tensione alla bellezza più forte della fine. E' la speranza fondamentale che riverso nel mio lavoro.
Il colore gradatamente desaturato, è come se rappresentasse una luce flebile, ancora presente oltre il grigio e il non-colore. Ricerco qualcosa che oltrepassa la rappresentazione dei vari soggetti, e perciò ad esempio, utilizzo quasi tutto ciò che comprende il dipingere, dallo scarto di colore ai grumi residui, fino al quadro finito. A volte lo studio di un ordine a prima vista casuale è il principio delle composizioni.